Quante volte è capitato di avere difficoltà a fare una scelta o di avere paura a prendere una decisione?
Ogni giorno la vita ci chiede di fare delle scelte, siano queste decisioni che potrebbero modificare il nostro futuro, come ad esempio cambiare lavoro o abitazione, spostarsi in un’altra città, o, ancora, chiudere una relazione importante, siano queste scelte quotidiane più “insignificanti” come decidere il gusto del gelato, oppure di quale colore comprare una maglietta.
Spesso ci troviamo a pensare quale possa essere la scelta migliore o quella giusta da fare per non commettere errori, oppure per scongiurare l’impatto devastante che quella scelta può avere sulla nostra vita.
Inoltre, non di rado ci ritroviamo a non voler scegliere, preferendo rimandare la decisione oppure “non scegliendo”, lasciando correre le cose.
Questo “scegliere di non scegliere” è pur sempre una scelta. Nessuno è sollevato dalla possibilità di non scegliere.
Noi tutti, quindi, prendiamo decisioni continuamente e scegliamo ciò che crediamo sia la decisione che possa offrire la migliore possibilità per portare avanti noi stessi, anche se quella scelta può apparire autolesionistica o può comportare sofferenza.
Le scelte sentite come “obbligate”, per quanto difficili e faticose possano essere, risultano, talvolta, “facili” da prendere; quando, invece, abbiamo diverse opzioni tra cui decidere, la nostra mente può andare in confusione, sia a causa di un eccesso di informazioni, sia a causa della mancanza di criteri chiari e univoci con cui valutare ciascuna alternativa.
La ricerca del perfezionismo va a braccetto con la paura di sbagliare.
Per evitare di commettere un “errore”, per timore di non essere all’altezza o di non avere ancora abbastanza informazioni, si potrebbe commettere di fatto la scelta un po’ paradossale di “non scegliere”!
Per stereotipo culturale pensiamo di essere divisi tra una parte razionale ed una parte emotiva, quindi iniziamo ad analizzare la scelta che dobbiamo fare, dividendo il nostro vissuto legato a quella decisione in “cognitivo” ed “emotivo”.
Spesso per uscire dalla profonda indecisione, si inizia a stilare un elenco dei pro e dei contro, senza però riuscire a smuoversi molto dalla posizione di “bilico”.
Questo processo, di divisione in razionale ed emotivo, spesso, invece di facilitare, complica la situazione creando ulteriori perplessità e senso di colpa.
Ogni scelta ha un effetto sulla nostra vita.
Noi tendiamo a prestare tutta la nostra attenzione alle scelte “importanti” per la nostra vita, mentre trascuriamo quelle piccole scelte che compiamo giorno dopo giorno e che, di fatto, impercettibilmente cambiano il corso della nostra vita.
Le scelte quotidiane, che facciamo ormai in automatico, diventate delle abitudini, potrebbero essere le più “pericolose” proprio perché non le scegliamo consapevolmente.
Quindi possiamo pensare che nessuna scelta andrebbe presa con leggerezza e, allo stesso tempo, possiamo non ingigantire l’impatto di una singola scelta nella nostra vita!
Del resto, quasi nessuna decisione che prendiamo è irreversibile. Per quanto possa essere difficile, faticosa e “scomoda”, c’è sempre spazio per rivedere e rivalutare una scelta, per poi cambiare strada o aprirne una nuova.
Tutti questi meccanismi che mettiamo in campo, spesso senza rendercene conto, ci portano a finire in un circolo di pensieri che si rincorrono ciclicamente, all’infinito, dando vita ad un processo di ruminazione mentale.
Riconsideriamo innumerevoli volte le varie opzioni e, anche quando siamo quasi arrivati alla scelta finale, un qualcosa, un dubbio atroce, ci assale e torniamo nuovamente nel turbinio dei nostri pensieri!
Quelle che in gergo chiamiamo “paranoie” ci portano ad un blocco nel processo decisionale.
In preda a questo blocco, può accadere di rinunciare a prendere la decisione, accantonandola o rinviando la scelta ad un altro momento.
In questo modo è possibile placare temporaneamente il conflitto interiore, provando una momentanea sensazione di sollievo. E’ questo il caso dello “scegliere di non scegliere”.
Un’altra opzione, davanti a questa situazione di blocco, potrebbe essere quella di buttarsi, un po’ a caso, in una delle alternative, la prima che ci capita davanti.
Questa scelta impulsiva, quasi data al caso, un po’ sgravata di responsabilità, apparentemente ci potrebbe sollevare dal disagio del non sapere scegliere; a lungo termine potrebbe presentare il conto, ovvero quello di una scelta poco ponderata, che porta con sé le sue conseguenze.
Un processo decisionale implica:
Scegliere significa preferire, preferire un’idea, una cosa, un comportamento, ad un altro. Quindi, c’è bisogno di sapere esattamente cosa ci piace e cosa non ci piace, cosa vogliamo e cosa non vogliamo, cosa ci stare bene e cosa ci fa stare male.
Infatti, se scegliamo qualcosa che non vogliamo, prima o poi la abbandoniamo o comunque, ad un basso livello di consapevolezza, la sabotiamo.
Sapere chi siamo, avere una precisa definizione di noi stessi e, quindi, essere consapevoli di come siamo fatti, di come funzioniamo, facilita la possibilità nel fare una scelta e favorisce l’apertura ai cambiamenti.
Poter essere favorevoli e pronti ad un cambiamento, implica, potersi prendere le responsabilità che una scelta, di qualsiasi tipo, comporta, accogliendo il cambiamento con serenità e con la possibilità di potersi scoprire diversi da come credevamo essere, di potersi scoprire persone in continua evoluzione.
Lavorando insieme possiamo cercare di capire e comprendere chi siamo, scegliendo con maggior serenità e chiarezza ciò che crediamo sia la scelta migliore per noi stessi.
Anche tu hai difficoltà a scegliere o paura di prendere alcune decisioni?
Vogliamo parlarne insieme?
Sono la Dottoressa Anita Martellacci e ricevo presso lo studio medico specialistico a Castiglioncello.